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Cosa è scientifico e cosa è provato

di Burton Goldberg

 

Editoriale da "L'altra medicina". Luglio 2000

Mi riferisco a un pregiudizio che nella cultura occidentale è talmente radicato da risultare ovvio:  solo gli "esperti" di medicina convenzionale hanno le qualifiche necessarie e quindi il diritto a dire l'ultima parola sui meriti scientifici e terapeutici delle medicine alternative. 

Non è vero. Il problema sta nel capire che cosa e scientifico e cosa non lo è. 

I media danno continuamente voce e risonanza a personaggi che ritengono di avere l'ultima parola sulla medicina alternativa, di cui sarebbero da provare ancora l'efficacia e la scientificità. Purtroppo non ci è mai capitato di vedere questi esperti rimboccarsi le maniche per esaminare i pregiudizi su cui si basa il loro sapere. Sono validi o no? Noi diciamo di no.
Ci conforta il parere di Harris L. Coulter, storico della medicina e autore di "Divided Legacy",  quattro volumi che si possono acquistare per 50 dollari sul sito internet www.amazon.com.
"Bisogna chiedersi", dice Coulter, "non se è scientifica la medicina alternativa, ma se è scientifica la medicina cosi come la intende la cultura occidentale". 

In 2500 anni, la medicina occidentale ha affrontato i problemi della fisiologia, della salute e della terapia, con una modalità di approccio schizofrenica. Quella che noi chiamiamo medicina convenzionale o allopatica una volta era conosciuta come medicina razionalista. 

Al contrario, la medicina alternativa veniva chiamata empirica. 

La medicina razionalista si basa sulla ragione ed è quindi prevalentemente teorica. Invece la medicina empirica si basa sui fatti osservati, sull'esperienza reale e su terapie che ottengono veramente un risultato. 

Da ciò Coulter deduce l'estraneita della medicina convenzionale rispetto a quello che viene definito "metodo scientifico". 

I suoi concetti base cambiano a seconda delle mode del momento. 

Ieri c'era la teoria dei germi. 

Oggi c'è la genetica. 

E domani?

Chissà! 

A ogni soffiar di vento, la medicina convenzionale getta alle ortiche quella che fino ad allora era l'ortodossia e impone il nuovo, rivelando cosi di basarsi su teorie astratte che violentano il corpo per adattarlo a se stesse. 

Quando un medico è persuaso che questo sia il Bene, accetta il dogma come si accettano i dogmi della religione e lo impone ai propri pazienti fino a prova contraria. 

Letteralmente, si dimentica della vita per correre dietro alle idee. 

Il risultato sono diagnosi non collegate al rimedio. 

l collegamento diventa questione di congettura e non di scienza.
"Questo approccio", afferma Coulter, è "impreciso, approssimativo e instabile; è un dogma che deve essere accettato perché proviene dall'autorità e non dalla scienza".

Anche se una terapia non funziona affatto, rimane sulle pagine dei libri perché, almeno in linea teorica, viene considerata "scientifica". 

Dall'altro lato, chi pratica la medicina empirica o alternativa fa il suo onesto lavoro: studia la persona, cerca di individuare tutte le cause che possono avere contribuito al determinarsi di una situazione di sofferenza, prende nota dei sintomi e osserva i risultati del trattamento. 

L'omeopatia e la medicina cinese sono gli esempi più eclatanti di questo approccio. 

Si tratta di due terapie complementari.
Di solito, infatti, i medici che praticano terapie alternative amano affrontare globalmente il problema della salute e cercano contatti con i colleghi per avere preziose informazioni.

Essere degli empirici non significa andare a tentoni nel buio. 

Significa invece basarsi su esperienze, i cui risultati vengono controllati giorno dopo giorno attraverso la pratica. 

L'obiettivo è un costante perfezionamento. 

Non si scarta e non si inventa nulla. 

Proprio per questa ragione i rimedi omeopatici e l'agopuntura sono sempre attuali. 

La validità della medicina alternativa è provata dal lavoro quotidiano di medici e pazienti. 

Era già provata dieci anni fa e lo resterà anche fra dieci anni. 

Il dottor Coulter afferma addirittura che la medicina alternativa è più scientifica della medicina tradizionale. 

Succede spesso che sostanze approvate dalla FDA (l'Ente americano che approva i farmaci da mettere in commercio) si rivelino invece tossiche, inutili o addirittura mortali solo dopo pochi anni dall'immissione sul mercato. 

La medicina tradizionale presume che, per essere considerate valide, sostanze e terapie debbano passare un test doppio cieco.

Quest'asserzione è vera anche per la medicina alternativa?


Assolutamente no. La complessità e la sottigliezza clinica della medicina alternativa richiedono una profonda revisione del significato della parola "scienza". 

Il test doppio cieco esamina una sostanza o una terapia in condizioni controllate e di assoluto isolamento.
Poi misura i risultati paragonandoli a quelli di un placebo, in modo da accertare che nessun fattore soggettivo li abbia falsati.

L'approccio è basato sulla convinzione che una malattia possa insorgere e guarire per effetto di un'unica causa e che questa causa possa essere studiata da sola e fuori dal contesto di vita del paziente. 

Quando si parla di medicina alternativa, il test doppio cieco, considerato acriticamente come uno standard incrollabile della scienza moderna, è fuorviante se non addirittura senza significato. 

Sappiamo che non esistono malattie provocate da un'unica causa, come non esistono malattie guaribili con una sola medicina.

Le malattie compaiono sempre per colpa di cause concomitanti e quindi è logico che anche la terapia debba affrontarle tutte. 

Egualmente importante è capire che "l'evento malattia" ha luogo in un individuo e che sul pianeta non esistono due individui uguali.

Biochimica, psicologia e anamnesi sono sempre diverse. 

Non è detto, ad esempio, che due uomini di 35 anni con l'influenza siano partiti dalle medesime condizioni di salute e debbano perciò ricevere lo stesso trattamento. 

Può essere, ma non è una certezza. 

Il test doppio cieco è incapace di cogliere la complessità. 

Purtroppo, però, i fatti della vita fisiologica sono per definizione complessi. 

Una teoria che escluda a priori l'approccio empirico è dunque ben lungi dall'essere scientifica. 

Quindi, il test doppio cieco non può provare la scientificità della medicina alternativa perché non è abbastanza scientifico, sottile e complesso da comprendere i fatti clinici che la medicina alternativa mette in luce. 

Chi sceglie questa strada rischia di non ricavarne altro che una doppia cecità su che cos'è davvero la medicina.

Meglio aprire bene le orecchie se un cosiddetto "esperto" denuncia che una determinata sostanza non è stata sufficientemente "studiata" per provarne l'efficacia al di la di ogni ragionevole dubbio. 

Vuole solo intimidire il paziente e indurlo in errore. 

Basta chiedergli su quali prove scientifiche si basano la chemioterapia e la radioterapia nella cura del cancro e l'angioplastica per chi ha problemi di cuore. 

Si scoprirà che sono poche. 

Una cosa è la scienza e un'altra sono le mucche da mungere per riempirsi le tasche di denaro sonante.

L'efficacia non è provata perché non può essere provata. 

Tutto li. 

Non c'è ragione che i medici e i pazienti che credono nell'efficacia della medicina alternativa attendano come supplici con il cappello in mano che gli "esperti" della medicina convenzionale offrano loro qualche sguardo di approvazione. 

I cittadini dovrebbero piuttosto pretendere che questi esperti provino, al di la di ogni ragionevole dubbio, la scientificità del loro sapere, la non tossicità delle sostanze che propongono e la loro utilità per risolvere situazioni di sofferenza. 

Se alla domanda non segue la risposta o segue una risposta non soddisfacente, il cittadino ha il diritto di ribaltare sull'esperto l'accusa di scarsa "scientificità". 

In fondo, la miglior prova è l'efficacia della cura. 

Burton Goldberg è il Presidente e l'editore di "Alternative Medicine", la consorella americana dalla quale nasce "L'Altra Medicina".





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