Dr Maurizio Andorlini

Largo Risorgimento 7 – 55049 Viareggio (LU)

 
LA GEOBIOLOGIA

 In epoca di New Age anche le cose più vecchie, anzi più antiche, acquistano un sapore nuovo, nuovo interesse e, soprattutto nuova vita. Tra queste riscoperte c’è la geobiologia, una scienza neonata, figlia di un’arte millenaria, che studia i rapporti reciproci tra ambiente ed esseri viventi, in particolare studia le influenze delle emissioni elettromagnetiche del suolo, di quelle provenienti dallo spazio e di quelle artificiali sullo stato di benessere dell’uomo.

La maggiore difficoltà a far considerare la geobiologia come una scienza è la necessità di ricorrere a mezzi di ricerca soggettivi per la scarsa sensibilità degli attuali strumenti nei confronti delle energie implicate.

Non ostante l’uso di attrezzature complesse come le camere a scintillazione per la misurazione delle cariche elettriche ambientali, dei geomagnetometri a positroni per la misura dei debolissimi campi magnetici e di altre strumentazioni avveniristiche, lo strumento principe continua ad essere la sensibilità dell’uomo. Quindi, non ostante tutto, il miglior mezzo di indagine continua ad essere la radiestesia o rabdomanzia che dir si voglia, più o meno come si faceva nei secoli e nei millenni trascorsi, col vantaggio però che oggi possiamo comprendere il perché di molti fenomeni prima inspiegabili.

Le antiche popolazioni di tutto il mondo, Egizi e Cinesi, Etruschi e Maya, Celti ed aborigeni australiani, hanno sempre considerato fondamentale la conoscenza del luogo in cui abitare ed edificare: lo studio empirico e rabdomantico, l’osservazione di piante ed animali, la trasmissione di tradizioni antiche, costituiva il corpus della GEOMANZIA.

La Terra era considerata un organismo vivente in grado di influire profondamente sul benessere e sulla salute dei suoi abitatori. Prima di costruire una città i Romani facevano pascolare un gregge per un anno sul luogo prescelto, poi uccidevano le pecore ed osservavano il loro fegato. Se era sano il luogo andava bene, se presentava alterazioni cercavano un altro luogo.

Gli aruspici etruschi, per delimitare il luogo di costruzione di un tempio o di una città, usavano il lituo, un bastone ricurvo praticamente uguale a quello che possiamo vedere in mano ai faraoni egizi. La leggenda racconta che per molti secoli fu conservato gelosamente, a Roma, il lituo usato per delimitare i confini della città quadrata di Romolo.

 

 

 

 

Fig. 1 : Aruspice etrusco con lituo

Stele proveniente dall’area fiorentina, ora al museo di Berlino

 

 

Tutti i sacerdoti d’ogni tempo, dai faraoni agli aruspici, ai vescovi di oggi, hanno usato, come segno distintivo, proprio il bastone ricurvo, simbolo del potere di conoscere ciò che è nascosto agli occhi degli uomini.

E’ la classica verga del rabdomante, citata dalla Bibbia descrivendo Mosè, cresciuto alla corte del faraone, che trovò l’acqua nel deserto "battendo tre volte con il bastone su una roccia": quando il rabdomante passa su una vena d’acqua la verga, o la forcella, che tiene in mano si contorce e "scatta" verso l’alto o verso il basso.

In tutto il mondo antico la costruzione di un tempio o di un edificio pubblico, di una città o di una casa, era preceduta da una ricerca accurata del luogo giusto, dell'orientamento giusto e delle giuste proporzioni.

In Cina da secoli si seguono le norme dettate dal FENG SHUI, un’arte millenaria che unisce la geomanzia, l’astrologia e la scienza delle costruzioni: una delle norme basilari del Feng Shui era il divieto di costruire sulle "vene del drago", cioè sui corsi d’acqua sotterranei.

I nostri antenati non sapevano (scientificamente) perché, ma sapevano che, costruendo secondo norme precise, la città, la casa, il tempio sarebbero stati fonte di benessere per gli uomini.

In caso contrario "la maledizione" degli Dei, dei draghi, degli Spiriti o di altre entità imprecisate si sarebbe abbattuta sugli uomini.

Le vene d’acqua sotterranee erano rappresentate da draghi e serpenti: l’immagine di S. Giorgio (e di altri santi e condottieri, compreso Alessandro Magno) che uccide il drago è la rappresentazione della capacità dell’iniziato a dominare le forze occulte della natura.

E' proprio la mancata conoscenza del "perché" succedessero certe cose e della attribuzione della colpa ad entità soprannaturali, che ha fatto cancellare dal novero delle cose "accettate" una scienza antica di millenni.

La dispersione di tante antiche conoscenze è stata causata prima dalla divisione cartesiana del mondo in materia (res extensa) e spirito (res cogitans) e queste nozioni non rientravano né nell’una né nell’altra, e poi dall’illuminismo che ha rifiutato tutto ciò che era, o sembrava, irrazionale: che cosa poteva esserci di più irrazionale del pensiero di un drago sotto terra, di uno spiritello capriccioso (il GENIUS LOCI) o dell’idea che una roccia potesse avere una energia propria?

Oggi sappiamo che la terra è veramente un corpo vitale, che pulsa e si modifica, che si trasforma e che interagisce con i suoi abitatori.

Sappiamo che emette radiazioni elettromagnetiche misurabili e che queste radiazioni possono coprire l'intero spettro delle radiazioni elettromagnetiche, dall'infrarosso alle radiazioni atomiche. Sappiamo anche che questa emissione è variabile in funzione della struttura e della composizione della crosta terrestre.

Perciò ci saranno luoghi della terra in cui le radiazioni emesse sono positive e stimolanti il benessere degli esseri viventi ed altri in cui le radiazioni saranno negative, pericolose.

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